Quis custodiet custodes?
E così, come era prevedibile, la Corte Costituzionale, supremo organo di garanzia, ha respinto le questioni di illegittimità costituzionale sui decreti del governo Draghi, che imponevano la “vaccinazione” obbligatoria al personale sanitario, pena la sospensione dalle mansioni e dallo stipendio, e che erano state proposte da otto procedimenti avviati da altrettanti tribunali.
Perché era prevedibile? Lo spiegava con molta chiarezza il magistrato Paolo Sceusa (vedi su https://www.ilnuovoarengario.it/obbligo-vaccinale-la-corte-non-puo-deludere-i-suoi-sponsor/ ), evidenziando la finta indipendenza della Corte Costituzionale, i cui membri sono per due terzi nominati dal potere politico (5 dal Parlamento e altrettanti dal Presidente della repubblica), mentre i restanti cinque sono nominati dalle supreme magistrature ordinaria e amministrativa, alle quali peraltro non si accede se si è sgraditi al “Palazzo”.
Quindi, consideriamo questo primo aspetto, davvero non trascurabile. La Corte deve pronunciarsi sulla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge, ma deve anche – se non soprattutto – difendere il sistema di cui è parte integrante.
Per ora abbiamo ovviamente solo lo stringato comunicato con cui la Corte ha reso noto le sue decisioni e dovremo attendere circa un mese per poter leggere le motivazioni per esteso. Ma non mancano i punti che suscitano perplessità (se non scandalo):
La Corte per ora ha fatto sapere che “sono state ritenute non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario”. Ma la ragionevolezza e la proporzionalità ci sarebbero state se queste “scelte del legislatore” si fossero dimostrate efficaci ai fini della tutela della salute pubblica, mentre ormai è pienamente chiaro non solo l’inefficacia ma anche la dannosità di tali scelte.
Del resto, le note distintive in tutta la vicenda della cosiddetta pandemia sono state l’assoluto distacco dalla realtà e la ripetizione ossessiva di litanie preconfezionate. Infatti, a tutt’oggi si continuano a divinizzare i “vaccini”, la cui inefficacia, se non anche la dannosità, sono ormai ampiamente note.
Sempre il già citato magistrato Paolo Sceusa scriveva: “Che la violazione degli obblighi vaccinali sia arrivata a comportare il divieto di lavorare, è di una illegittimità costituzionale così monumentale da non meritare alcuna dotta riflessione esplicativa“.
Ma torniamo quindi alla finta indipendenza dei giudici costituzionali. Sono parte integrante del sistema, dal quale hanno ottenuto l’ambita carica (e la relativa più che ambita remunerazione) e devono difendere il sistema che rappresentano. E infatti nel corso dell’udienza svoltasi mercoledì 30 novembre, uno degli avvocati dei ricorrenti, il giurista Ugo Mattei, ha inutilmente tenuto un’arringa basata sulla dimostrata inefficacia della profilassi, che sarebbe stata la base di tutti gli obblighi imposti.
E inutilmente il prof. Augusto Sinagra ha evidenziato il caso del giudice Mario D’Alberti, recentemente nominato alla Corte da Mattarella, e già consigliere di Draghi durante la cosiddetta “pandemia”. Un caso evidente in cui è più che legittimo dubitare dell’imparzialità di questo giudice. Ma quando il discorso del prof. Sinagra si è fatto troppo fastidioso, il presidente della Corte gli ha, molto semplicemente, spento il microfono.
Un’anima candida potrebbe dire: “Ma dov’è il problema? I medici non vaccinati sono stati reintegrati in servizio in anticipo rispetto alla data prevista del 31 dicembre”.
E invece il problema c’è, eccome, perché questa decisione della Consulta, a parte il fatto che dichiara legittima la misura vessatoria della sospensione dell’intera retribuzione (e impedisce così ai medici sospesi di agire per il recupero delle mensilità di stipendio non corrisposte), apre la porta ad eventuali comportamenti analoghi che qualsiasi governo futuro potrebbe prendere, limitando gravemente le libertà fondamentali dei cittadini, sulla base di “emergenze” sanitarie o di altro tipo, vere o presunte, riconoscendo così all’esecutivo un potere di legislazione di emergenza permanente, assolutamente non previsto dalla Costituzione e praticamente svincolato da un giudizio di merito. Basti vedere il palese e sconcertante distacco dalla realtà che ha caratterizzato e tuttora caratterizza la vicenda Covid.
Quindi è legittima la domanda che ci poniamo in apertura: Quis custodiet custodes?
Siamo (sulla carta) custoditi e tutelati da organi “indipendenti”: il Presidente della repubblica – i cui abusi di potere sono all’ordine del giorno – e la Corte Costituzionale, supremo organo di difesa di un sistema che ormai, lungi dal difendere i diritti dei cittadini con il controllo di costituzionalità, si palesa per ciò che è, ossia l’organo supremo di tutela del sistema stesso.
È importante ed urgente (ma non è qui la sede) aprire un dibattito vero, tra politici seri (ce ne sono, pochini, ma ce ne sono) per una seria e vera riforma dello Stato. Quando lo Stato non tutela più i cittadini, ma li usa, li opprime e poi riesce anche a trovare le capriole giuridiche per legittimare l’oppressione, vuol dire che siamo arrivati al fondo. Urge ricominciare, perché la dittatura è già in essere e non si palesa ancora al cento per cento solo per l’inveterata abitudine all’ipocrisia che caratterizza i suoi reggitori.
Dio salvi l’Italia.