UN LUCIDO GIUDIZIO SULLA CHIESA POST CONCILIARE
Mons. Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e liberazione, "non ha dubbi: in questi anni i cattolici sono chiamati a schierarsi, e a battersi per il futuro stesso del cristianesimo. E gli avversari non stanno più soltanto fuori; ma i più insidiosi si anniderebbero anche dentro la Chiesa.
"Oggi - dice testualmente - siamo tornati a una situazione simile a quella in cui visse sant'Ambrogio, quando quasi tutta la Chiesa sembrava divenuta ariana". L'arianesimo - sarà bene ricordarlo
- è l'eresia che declassa il Cristo, - riducendolo a un uomo eccelso, ma non della stessa sostanza del Padre.
Un ritorno all'arianesimo, ma anche il ritorno di un'altra eresia: il pelagianesimo.
Dunque, la negazione del peccato originale, la relativizzazione dell'importanza di battesimo, grazia, penitenza, preghiera. "Insomma afferma don Giussani - circola nella Chiesa un miscuglio di antiche eresie presentate da qualcuno come cose nuove. C'è un battere continuo sulla sola ragione, intesa però in senso illuministico, come la mia opinione, come ciò che in quel momento sembra a me vero.
È qui, soprattutto, che vedo in azione un processo che insidia mortalmente il cattolicesimo di oggi: il pericolo di una protestantizzazione, per cui la Chiesa non è più la struttura di salvezza in cui continua a vivere Cristo, il quale parla attraverso il Magistero, ma è un club di lettori dello stesso libro.
Il processo degenerativo è oggi rilevante. Ai tempi della Riforma, almeno Italia, Spagna, Portogallo restarono saldamente cattoliche. Ora lo spirito protestante serpeggia un po' ovunque".
Non c'è qui, io dico (V. Messori, l'intervistatore - ndr), una scarsa attenzione allo spirito ecumenico che il Concilio ha tanto raccomandato?
"Niente affatto - risponde l'intervistato. Ho grande stima per l'esperienza protestante. Ma questo non impedisce di deprecare l'infiltrazione nel cattolicesimo di atteggiamenti estranei alla sua natura: e il protestantesimo è tra questi. Oltretutto (il protestantesimo - ndr) è un cristianesimo ridotto a sola Parola, a sola lettura della Bibbia, non più visto e vissuto come realtà... Per giunta la Parola cui è ridotto è sfracellata da una esegesi biblica che ha fatto dell'intelligenza illuministica il suo nuovo idolo".
"Della confusione in cui è stata gettata la Chiesa - continua a dire don Giussani -, soprattutto a danno dei membri più semplici e indifesi, sono responsabili certi teologi con la loro leggerezza e il loro terrore di non essere graditi, alla moda, accettati, applauditi. Da un lato la ricerca teologica aveva, come sempre nella Chiesa, un suo preciso diritto.
Dall'altro lato la divulgazione teologica - su giornali e libri - è stata maneggiata in modo irresponsabile, quando non strumentalizzata, come sfogo intemperante, come autoaffermazione vanitosa...
Ciò che rimproveriamo a certa teologia post-conciliare è l'avere scelto di essere subalterna alla cultura laicista; di essersi fatta, e volontariamente, cortigiana e serva della mentalità egemone.
E non si accorgono che quel laicismo che mette loro tanta soggezione e bisogno di riverirlo, è in agonia, assieme a tutta la modernità nata dall'illuminismo settecentesco...
(V. Messori, Inchiesta sul cristianesimo).
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