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Il Sismografo, Rupnik. “Rovinoso” se il Papa non Dice Perché ha Tolto la Scomunica.

dic 23, 2022

Cari amici e nemici di Stilum Curiae rilanciamo questo articolo de Il Sismografo, un sito che certamente non può essere accusato di essere contro il Papa, e contro papa Bergoglio in particolare. Ma la remissione della scomunica a padre Rupnik da parte del Pontefice regnante, e il silenzio del Vaticano sono evidentemente troppo anche per Il Sismografo, come per molti cattolici. Buona triste lettura.



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La Congregazione per la Dottrina della Fede (oggi Dicastero) decretò la scomunica di padre Marko Ivan Rupnik per l’assoluzione di un complice in un delitto grave ma Papa Francesco la cancellò rapidamente. Il dolore e perplessità nel mondo cattolico e anche non-cattolico. Un silenzio straziante e devastante.


(L.B, R.C. – a cura Redazione “Il sismografo”) In questi giorni difficilissimi per i gesuiti di tutto il mondo e anche per Papa Francesco, da più parti si è detto – giustamente – che padre M. Rupnik non è la Compagnia di Gesù. Proprio come si è detto, anche giustamente, che i preti pedofili non sono il clero. In altre parole si tratta del principio di civiltà secondo il quale le responsabilità sono personali. In questa considerazione molto ricorrente da giorni, si dimentica o sottovaluta però che la responsabilità personale quasi sempre va accompagnata dalla responsabilità di altri quando di mezzo ci sono vicende ripugnanti come quelle che coinvolgono il gesuita sloveno padre Rupnik che, seppure sottoposto a restrizioni, è tuttora consultore in diversi Dicasteri della Santa Sede.
Le responsabilità del Santo Padre

Anzi, in questo caso c’è una parte non piccola e molto delicata di responsabilità che riguarda il Papa direttamente, che sino ad oggi non ha chiarito la questione della rimozione della scomunica sancita dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Si racconta addirittura che il Prefetto, il gesuita Luis Ladaria, voleva, dopo i processi e accertamenti dei fatti da parte del Dicastero, che Rupnik – a capo di un vero piccolo grande impero economico – fosse riportato allo stato laicale.
E’ stato Papa Francesco a rimuovere questa sanzione estrema per un delitto fra i più gravi. Come è noto il Pontefice è l’unica autorità legittimata a decidere in questa materia. In questo caso, nel mese di maggio 2020, Francesco prese la decisione per procedere a rimuovere la scomunica in pochissimi giorni.
Una nota ufficiale dei gesuiti del 19 dicembre scorso diceva in una sommaria cronologia sul caso:
Maggio 2020: La CDF [Congregazione per la Dottrina della Fede] emette un decreto di scomunica; la scomunica viene revocata da un decreto della CDF più tardi nello stesso mese”.

Più chiaro di così, impossibile! Quindi, è il Papa e solo il Papa colui che deve spiegare, se vorrà, quali sono le ragioni ultime di questa sua decisione a dir poco insopportabile. Per ora, in attesa di conoscere, se possibile, la verità, il precedente di rimuovere la scomunica ad un amico, colpevole accertato di delitti gravissimi, impunito da molti anni, sarebbe rovinoso.

Le cronologie dei gesuiti [1]
Le due cronologie ufficiali della Curia dei Gesuiti dimostrano che in questa storia dolorosa le responsabilità personali – nell’insieme dei comportamenti collettivi di molti – diventano qualcosa di più che una singola responsabilità. Vale a dire la questione non si risolve con la punizione del colpevole principale.
A questo punto, ogni cattolico, minuscolo e insignificante, cresciuto e educato nel rispetto della verità secondo il magistero della Chiesa Cattolica, ha assoluto diritto-dovere di chiedere trasparenza, totale e assoluta, senza furbizie e scaltrezze. E’ una questione di fiducia e di credibilità. Aggiungere al lungo elenco dei silenzi della gerarchia cattolica questo sul caso Rupnik sarebbe ancora più devastante.

Non va dimenticato che oltre 15 persone, tutti alti responsabili vaticani e gesuiti, da alcuni anni hanno ricevuto lettere delle vittime religiose o ex religiose eppure alcuni di questi destinatari dicono oggi di non aver saputo nulla prima che lo scandalo scoppiasse – a sorpresa – sulle pagine del sito Silere non possum.

Abbiamo fatto queste domande ad un cardinale Prefetto e la sua risposta, laconica ma sincera, è stata: “Ora si deve fare come il giunco: piegarsi finché non è passata la piena. Prima o dopo arriva il buon tempo“.

La stampa e altri voce mancanti

Va fatta infine un’altra considerazione importante sulla quale abbiamo scritto già in passato a proposito di altre vicende mai chiarite. Nel caso Rupnik, la stampa specializzata che da qualche anno ha rinunciato al suo dovere di cercare la verità, fare inchieste, fare domande, porsi interrogativi, con poche eccezioni ha preferito altre strade: il basso profilo, l’indifferenza, il declassamento e a volte la disattenzione menzognera. E ciò per non disturbare il conducente, per non dare fastidio o vedersi censurato, per non perdere qualche piccolo privilegio, influenza o l’accesso alla gola profonda personale. Ma spesso anche per non entrare in conflitto con l’editore. Alcuni giornalisti al posto di indagare per verificare quanto si stava scrivendo hanno preferito usare per l’occasione il discredito, la manipolazione e l’occultamento di notizie significative. Le testate e i giornalisti che fecero e fanno il loro dovere deontologico, che non ricevono ordini e suggerimenti, veramente liberi, sono stati nella vicenda Rupnik pochi, anzi, pochissimi.

Come sono poche anche, per la verità due o tre, le associazioni di donne, che una parola avrebbero dovuto dire su questa vicenda, tra cui donne cattoliche organizzate in diverse realtà laicali che spesso hanno un’opinione su fenomeni sociali fondamentali per dare un contributo alla ‘civiltà dell’amore’ auspicata da Paolo VI. [2] Quanto accaduto nel caso Rupnik è stato un’offesa a tutte le donne la cui prima lezione è scontata: vivere e reagire come in ‘uno stato di vigilanza’. Ma purtroppo nella Chiesa le cose non sono andate così, almeno fino ad oggi.

La violenza sulle donne, i soprusi, gli abusi sessuali e di potere, lo schiavismo domestico, le umiliazioni che portano al servilismo, purtroppo sono parte di una certa vita religiosa misogina, maschilista, arrogante; insomma, sono una realtà sistemica come lo è la pedofilia.

Ormai le parole ben scritte e le dichiarazioni solenni non sono sufficienti per restituire alla Chiesa di Cristo il volto che Lui ha voluto per l’assemblea dei suoi discepoli e che la sete di potere e dominio, gli interessi geopolitici e la ragion di stato hanno deturpato.

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[1] Cronologie della Curia dei Gesuiti (da leggere con attenzione) 
(Fonte)
– Maggio 2019:
 l’indagine ritiene credibili le accuse. Viene inviato un dossier alla CDF (Congregazione per la Dottrina della Fede)
– Giugno 2019: 
P. Verschueren, Superiore maggiore della DIR, impone delle restrizioni.
– Luglio 2019:
 la CDF chiede alla Società di istituire un processo amministrativo penale.
– Gennaio 2020:
 i giudici (tutti esterni alla Compagnia di Gesù) dicono all’unanimità che c’è stata effettivamente l’assoluzione di un complice.
– Maggio 2020:
 La CDF emette un decreto di scomunica; la scomunica viene revocata da un decreto della CDF più tardi nello stesso mese.
Accuse riguardanti membri della Comunità di Loyola

– Giugno 2021:
 La CDF si mette in contatto con la Curia generale SJ per le accuse riguardanti padre Rupnik e alcuni membri della comunità di Loyola.
– Luglio 2021:
 Il Padre Generale avvia un’indagine preliminare condotta da una persona esterna alla Società. P. Verschueren, Superiore maggiore della DIR, impone delle restrizioni.
– Gennaio 2022:
 l’indagine conclude che c’è un caso da risolvere. I risultati vengono inviati alla CDF con la raccomandazione di un processo penale.

[2] “Noi guardiamo alla vicenda storica, nella quale ci troviamo; e allora, sempre osservando la vita umana, noi vorremmo aprirle vie di migliore benessere e di civiltà, animata dall’amore, intendendo per civiltà quel complesso di condizioni morali, civili, economiche, che consentono alla vita umana una sua migliore possibilità di esistenza, una sua ragionevole pienezza, un suo felice eterno destino. Ed ecco che subito noi siamo messi in stato di timore e di difesa. La vita oggi è minacciata. Se vogliamo difenderne le sorti e assicurarle benessere, non possiamo non essere, fin da questo momento, in uno stato di vigilanza. Invece di celebrarne la bellezza e la fortuna noi dobbiamo avvertirne i pericoli ed i mali. L’amore è vigilante, e si avvede delle condizioni infelici, in cui, ancor oggi, la vita si trova.”
Papa s. Paolo VI – Mercoledì, 31 dicembre 1975



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