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Il Papa, il Cagnolino, l'Insegnante. Una Cagnara Inutile. Porfiri.

mag 19, 2023

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri offre alla vostra attenzione queste considerazioni su un recente evento che ha visto come protagonista il Pontefice regnante. Buona lettura e condivisione.

Una cagnara inutile

Alcuni giorni fa ha fatto notizia papa Francesco, che ha rivelato di aver “sgridato” una signora che gli avrebbe chiesto una benedizione per il suo cane, che lei aveva definito “il mio bambino”. Ci sono state notizie contrastanti su questo avvenimento. Il Papa lo ha raccontato agli Stati Generali della Natalità dicendo tra l’altro: “La saluto e lei apre una borsa. E dice: 'Me lo benedice il mio bambino?' Era un cagnolino. Lì non ho avuto pazienza e l'ho sgridata: 'Signora tanti bambini hanno fame e lei col cagnolino'…Fratelli e sorelle queste sono scene del presente, ma se le cose vanno così sarà l'abitudine del futuro, stiamo attenti”.

Lo stile informale di papa Francesco a volte fa passare messaggi che probabilmente non erano nelle intenzioni originarie del Pontefice. Le associazioni animaliste sono insorte dicendo che non condividevano le parole del Papa e che chi non ama gli animali, non ama i bambini. E ovviamente si è fatto notare che queste parole venivano da un Pontefice che aveva scelto di chiamarsi Francesco.

Ma su san Francesco torneremo in seguito. La donna in questione è un’insegnante, si chiama Simona Rosati e avrebbe poi dichiarato di non aver chiesto la benedizione per il suo cane. La questione sarebbe stata che una volta detto al Pontefice il nome del cagnolino, Mialma (mi alma, anima mia in spagnolo), lo stesso Pontefice avrebbe suggerito di cambiare il nome in uno più consono ad un cagnolino.

Ora, certamente c’è una discrepanza fra i due racconti ed escludendo che il cagnolino abbia chiesto lui stesso la benedizione, qualcosa non torna. La donna comunque ha fatto sapere di non essersi sentita offesa per il velato rimprovero a lei rivolto da Francesco, che ha considerato come il rimprovero di un nonno.

Io non credo che l’osservazione del Papa fosse un atto di disprezzo verso gli animali, semplicemente è stato un aneddoto che raccontato fuori contesto, sembrava dire qualcos’altro. Credo che il Papa ben comprenda che amare gli animali è certamente un atto cristiano e che molti (me incluso) hanno trovato grande conforto dalla compagnia di questi piccoli amici.

Quante persone anziane o malate trovano un aiuto in queste creature e quindi certamente dobbiamo rispettarle con gratitudine per quello che possono offrirci. Il Papa penso si riferisse all’amore che alcuni hanno per gli animali, che a volte sembra sostituire quello per le persone. Il problema non sono certo gli animali, ma le ideologie che usano gli animali per far passare messaggi del tutto distorti. Gli animali sono certamente creature di Dio e come tali vanno trattati con dignità, ma anche con la necessaria misura e con il rispetto dell’ordine stabilito dal Creatore.

Il riferimento dei contestatori a san Francesco è interessante, proprio perché mostra come alcune cose possano essere facilmente distorte, quando ripetute ad oltranza. E qui entra in gioco il “mito di san Francesco d’Assisi”, che viene fatto passare per una specie di leader anni ‘70, tutto pacifismo, ambientalismo e amore universale. Lo studioso Guido Vignelli (Catechismo Francescano) ha ben scritto per cercare di sfatare alcuni miti che circondano san Francesco, tra cui quello animalista: “Ben lungi dal considerarsi eguale agli animali, san Francesco esercitava su di loro un’autorità tutta speciale. Egli non si limitava a parlarci, ma li comandava in qualità di signore e padrone, ed essi gli obbedivano prevenendone i desideri.

Sembrava che, per dono soprannaturale, egli avesse ricuperato quel dominio sulle creature che i nostri progenitori esercitavano nel Paradiso terrestre prima del Peccato originale. Ciò tendeva a prefigurare una universale riconciliazione tra uomo e animali, tutto riportando allo stato di originaria armonia”. Bisogna stare bene attenti nel non trasformare san Francesco in una specie di cappellano della narrativa dominante. Egli fu un santo cattolico nel più profondo significato di questo termine, non un hippie.

Lo stile di comunicazione di papa Francesco a volte crea problemi, lo abbiamo già osservato in passato. Io credo che le sue parole intendessero comunicare che non bisogna idolatrare gli animali e che essi non vanno messi al posto dei bambini. Certamente è bello che dove ci sono bambino si possa anche avere animali ma, ovviamente, un cane non è un bambino. Questo deve essere chiaro, per quanto sia l’amore che dobbiamo agli animali, un cane (o gatto o altra specie) non è un bambino. E quando viene pensato che un animale può sostituire un bambino, il problema non è certamente dell’animale, ma del propretario.


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