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La Plebe del Web contro i Colleghi che Dicono la Verità sulla Guerra.

mag 18, 2023

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo commento di Marco Travaglio, che ringraziamo per la cortesia, pubblicato da Il Fatto Quotidiano. A margine, notiamo che lo stemma sulla felpa di Zelensky è il simbolo sia di Pravj Sektor, formazione di destra estrema in Ucraina, che quello del movimento nazionalista di Stepan Bandera, collaborazionista con i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e teorico di una pulizia etnica in Ucraina contro polacchi, ebrei e russi. Ecco che cosa scrive Wikipedia su Pravj Sektor: "Pravyj Sektor (in ucraino: Пра́вий се́ктор?, letteralmente Settore destro) è un partito politico[7] e organizzazione paramilitare ucraina di estrema destra. È un collettivo paramilitare di un certo numero di organizzazioni, descritto come ultranazionalista,[8][9] neonazista[2][10][11][12][13] o neofascista.[14] Il gruppo dichiara di avere almeno dai 5.000 ai 10.000 membri[15][16] e ha rapporti internazionali con organizzazioni di matrice neofascista.[17] Emerge per la prima volta alla fine del novembre 2013 nella proteste dell'Euromaidan a Kiev, come alleanza di estrema destra di diversi gruppi nazionalisti ucraini e dell'Assemblea Nazionale Ucraina – Auto Difesa Nazionale Ucraina (UNA-UNSO).[18][19]". Interessante in particolare la fine del commento, che rivela come la plebe del web si scateni contro chi scrive cose sgradevoli e purtroppo vere. La stessa plebe, ci sembra di notare, all'opera durante la pseudo-pandemia. Buona lettura.

Proni di spade

Marco Travaglio


Tre notizie vere, dunque fuori moda.

1) Il capo dei Servizi ucraini Budanov rivendica l’uccisione di “molti giornalisti propagandisti russi”: cioè la famosa “democrazia ucraina” che qualcuno vorrebbe nell’Ue e nella Nato è per sua stessa ammissione uno Stato terrorista, anche se Onu e Ue si sono scordati di inserirla nella lista.

2) Negli Usa il procuratore speciale Durham ha chiuso l’indagine sul Russiagate di Trump: l’Fbi non a- veva prove per indagare su inesi- stenti rapporti Trump-Putin, inventati dal giro della Clinton, che andava indagata dall’Fbi ma non lo fu. È la stessa Fbi che pressò Facebook perché censurasse le inchieste su Hunter Biden, figlio di Joe (il quale aveva premuto su Poroshenko per silurare il procuratore generale ucraino che indagava sulle imprese in loco dell’esuberante rampollo).

3) Un detective del fisco Usa denuncia che, su ordine del Dipartimento di Giustizia di Biden, “l’intera squadra investigativa” è stata rimossa dall’indagine tributaria sul figlio.

E ora una notizia falsa, dunque rilanciata dai giornaloni. Corriere: “Intercettati i missili ipersonici lanciati da Mosca”. Stampa: “Massiccio raid su Kiev: ‘Abbattuti 6 Kinzhal’”. Messaggero: “I Patriot Usa funzionano: ‘Intercettati i missili russi. I ripetuti lanci su Kiev con testate ipersoniche non superano lo scudo aereo”. Foglio: “I Patriot hanno salvato Kyiv, ecco a cosa servono le armi”.

Poi purtroppo arriva la smentita. Di Mosca? No, Washington: sono i Kinzhal ad aver abbattuto i Patriot, la cui postazione “è stata danneggiata: i tecnici cercano di capire se può essere riparata sul posto o il sistema contraereo va ritirato”. Ecco a cosa servono le armi.

Purtroppo, su queste e altre notizie vere, nessuno ha potuto fare domande a Zelensky nel Lecca a Lecca vespiano di sabato: gli intervistatori li aveva scelti l’ambasciata ucraina.

Daniela Ranieri ha smontato bugie, contraddizioni e omissioni delle domande e delle risposte. Perciò da tre giorni viene linciata su Twitter dai trombettieri atlantoidi che detestano lei e il Fatto perché disturbiamo le loro balle: tipo la Russia in default, i russi che si bombardano da soli a Zaporizhzhia, cavano i denti d’oro agli ucraini, spendono 21 miliardi per due gasdotti e poi li distruggono per non darci il gas (anziché chiudere il rubinetto), Putin morente e la sua “armata rotta”, decimata e sconfitta ovunque che sta per invadere l’intera Europa.

Non potendo confutare una sillaba di quanto ha scritto Daniela, le rimproverano l’unica cosa che non dipende da lei: la condivisione dell’articolo su canali Telegram di propaganda russa.

Poi un commentatore li termina con un micidiale missile ipersonico di Massimo Troisi: “Io sono responsabile di quello che dico, non di quello che capisci”.


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