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Mascarucci. A proposito di Tradizionalismo e Catarismo.

ott 28, 2022

Carissimi StilumCuriali, Americo Mascarucci si inserisce nella discussione in corso sul tradizionalismo lanciata dal maestro Porfiri. Buona lettura.

A proposito di tradizionalismo e catarismo



Ci voleva proprio Aurelio Porfiri che aprisse un dibattito sul tradizionalismo cattolico. Lo ammetto, sono stato tentato di intervenire nei giorni scorsi ma ho preferito rinunciare, perché ho conosciuto sulla mia pelle il pregiudizio di certo mondo tradizionalista; un mondo che mi ha di fatto “scomunicato” dopo anni di apprezzamenti quando ho pubblicato il mio ultimo libro, in controtendenza rispetto a certa narrazione anti-bergogliana. E pur spiegando che il mio “Papa Francesco in controluce” non voleva essere una riabilitazione del papa regnante o un rinnegamento delle mie antecedenti critiche, ma soltanto un lavoro giornalistico teso ad analizzare il pontificato in ogni singolo aspetto, mi sono visto togliere l’amicizia su Facebook e sono stato insultato al grido di “venduto” e “traditore”.

Penso che Porfiri abbia avuto coraggio nell’evidenziare i lato oscuri di un mondo dove purtroppo una certa parte, diciamo pure una minoranza, si sente effettivamente investita di una sorta di “perfezione divina”, in virtù della quale giudicare e condannare le imperfezioni degli altri partendo dal presupposto che la ragione, il bene, la verità assoluta albergano soltanto dallo loro parte: e che, cosa ben più grave, i peccatori stanno sempre e soltanto dalla porta opposta della barricata. Andando ben oltre la legittima, e per certi versi condivisibile critica, a certe derive ultra moderniste della liturgia.

Non solo, a certi ambienti tradizionalisti una certa difesa ad oltranza della tradizione è servita unicamente per perseguire interessi puramente personali, diventando il pretesto per la creazione di salotti ed elìte dove sotto le gigantografie di san Pio X si costruiscono carriere e si lavora a piazzare gli amici di giro nelle varie prelature, negli enti e nelle università cattoliche.

Se vogliamo costoro sono la fotocopia in senso opposto di certi cattolici modernisti; stessa superbia, stessa arroganza, stessa prosopopea nel sentirsi superiori agli altri; i modernisti nel considerarsi gli unici depositari ed interpreti dell’autentico spirito del Concilio Vaticano II e diffondendo sistematicamente i loro errori nella Chiesa, come fanno ormai da anni i vescovi tedeschi, belgi, olandesi, accusando i vari papi, da Paolo VI a Giovanni Paolo II finendo con Benedetto XVI e in ultimo pure Francesco di aver tradito il Concilio; gli altri, i tradizionalisti, perseguendo una religiosità che Porfiri ha fatto molto bene ad equiparare al catarismo.

Io penso che questi tradizionalisti alla catarana siano oggi i principali responsabili del motu proprio Traditionis Custodes che ha limitato la possibilità di celebrare le messe Vetus ordo. Sono stati proprio loro, con certi atteggiamenti e rivalse, ad offrire a Bergoglio il miglior pretesto per intervenire e stringere le maglie intorno alla celebrazione delle messe in latino.

Purtroppo questi tradizionalisti non hanno saputo ben interpretare il gesto di Benedetto XVI compiuto con la promulgazione del Summorum Pontificum; hanno trasformato la possibilità di tornare a celebrare il rito antico con libertà, come un’occasione di riscatto, fino a provocare quasi uno “scisma di fatto” e appunto tracciando un solco fra la perfezione e il male, laddove la fedeltà alla tradizione liturgica tridentina diventava l’unico metro per separare i buoni dai cattivi. Non era questo lo spirito del motu proprio di Benedetto XVI, il quale altro non voleva che restituire dignità al rito antico, evitando proprio che diventasse uno strumento di divisione dentro la Chiesa, con i tradizionalisti fino ad allora percepiti come una setta di nostalgici o di fanatici. Benedetto riteneva che le due liturgie, la tridentina e la conciliare potessero convivere nella Chiesa come simbolo di quell’ermeneutica della continuità del Concilio Vaticano II rispetto alla la tradizione che è stata sempre la stella polare del Papa emerito.  Invece ha ottenuto l’effetto contrario, quello appunto di aumentare lo scontro fra modernisti e tradizionalisti proprio intorno all’unico pane spezzato, che al di là delle forme doveva rimanere l’unico e solo punto di comunione fraterna. E così oggi, proprio a causa di certi atteggiamenti simil catari, ci sono andati di mezzo tanti fedeli tradizionalisti in buona fede e animati da autentica devozione, che amano la liturgia antica, ma si vedono di fatto privati della possibilità di riceverla in virtù delle limitazioni introdotte dalle nuove disposizioni bergogliane.

Chi scrive ha sempre criticato il diverso atteggiamento che Papa Francesco ha assunto nella Chiesa: indulgente con i modernisti e intransigente con i tradizionalisti. Ho difeso (e ci sono articoli che possono dimostrarlo facilmente rintracciabili su internet) i Francescani dell’Immacolata fatti oggetto a mio giudizio di una vergognosa persecuzione per il loro attaccamento alla liturgia antica; sono convinto che il Concilio Vaticano II abbia portato più danni che benefici alla Chiesa, deploro certe derive moderniste della liturgia, dal rock in chiesa ai preti che celebrano l’eucaristia in mezzo al mare sul materassino; ma ho sempre ritenuto che ad un modernismo distruttivo e da combattere non possa fare da contraltare un tradizionalismo estremista, quasi cataro. Perché così si rischia soltanto di vanificare quel ritorno alla tradizione che oggi potrebbe aiutare la Chiesa a ritrovare se stessa e a capire finalmente che abbracciare il mondo non è la strada giusta per restare fedeli al Vangelo.


Americo Mascarucci



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