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Padre  Cavalcoli,  Avvenire e gli ebrei. Mascarucci.

mar 08, 2023

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Americo Mascarucci, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni su un articolo del quotidiano dei vescovi Avvenire, e la reazione del padre Giovanni Cavalcoli. Buona lettura e condivisione.

 

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Padre Cavalcoli, Avvenire e gli ebrei


Il teologo domenicano padre Giovanni Cavalcoli ha giustamente stigmatizzato un articolo di Avvenire del 3 marzo scorso, ovvero una recensione di Roberto Righetto al libro dello storico ebreo Vittorio Robiati Bendaud intitolato “Storia di un’ebrea” e dedicato a Santa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein. Ricordate quando la Stein, ebrea convertita al cristianesimo e nonostante ciò deportata dai nazisti, fu canonizzata? Il mondo ebraico protestò contro la Chiesa cattolica accusandola di voler “cristianizzare” l’olocausto.

Non è stata infatti mai accettata quella conversione da coloro che Giovanni Paolo II definì “i nostri fratelli maggiori”, e l’autore del libro naturalmente tratta la vicenda con spirito critico, arrivando a sostenere che si tratti di una vera e propria pietra d’inciampo per il mondo ebraico, e di come questa figura non possa in alcun modo rappresentare un modello per il dialogo fra ebrei e cristiani.

Altrettanto giustamente padre Cavalcoli si domanda se Avvenire sia un giornale cattolico nel momento stesso in cui recensisce di fatto un libro che va a demolire una santa della Chiesa, la cui grande colpa agli occhi del mondo ebraico è di essere morta nel campo di sterminio di Auschwitz da cristiana, e dunque da “apostata” secondo Bendaud.

Non dovrebbe stupire questo atteggiamento chiaramente denigratorio nei confronti di ebrei che hanno avuto il privilegio di conoscere Cristo. Molti sicuramente hanno ancora bene in mente la vicenda del rabbino capo di Roma Eugenio Zolli che dopo la seconda guerra mondiale volle convertirsi al cristianesimo, in seguito ad un accurato percorso di studio e approfondimento delle sacre scritture, e dopo aver avuto una visione di Gesù mentre pregava in sinagoga.

La reazione del mondo ebraico fu durissima, il nome di Zolli è stato bandito dalla memoria della comunità ebraica, cancellato dall’elenco dei rabbini, accusato di essersi convertito sotto pressione della Chiesa di Pio XII per essere stato salvato dalle deportazioni; agli attacchi dei suoi ex fratelli si aggiunse anche il tentativo di una lobby ebraica americana di convincerlo a tornare all’ebraismo con una ricca offerta di denaro, dopo che la sua conversione aveva fatto il giro del mondo.

Zolli fino agli ultimi giorni di vita (per altro è vissuto in stringenti ristrettezze economiche dopo la sua conversione a dimostrazione di come abbia avuto tutto da perderci) ha sempre rivendicato l’originalità della sua decisione, descrivendo il percorso personale che lo aveva condotto a conoscere Cristo e ad incontrarlo personalmente.

Più antica ancora la vicenda di Alfonso Ratisbonne che si convertì dopo aver avuto una visione della Vergine Maria all’interno della Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte dove era entrato per ammirare dei dipinti. Anche lui fu allontanato da tutti i suoi fratelli ebrei, rinnegato dalla comunità di origine, denigrato come apostata.

Tornando ad Avvenire, padre Cavalcoli sottolinea giustamente come l’articolo risenta di un’errata interpretazione dello spirito ecumenico e del dialogo interreligioso promosso dal Concilio Vaticano II, che non ha mai inteso promuovere la rinuncia per i cristiani a testimoniare la croce di Cristo come via di salvezza universale e strumento di grazia.

E’ evidente anche qui come l’equivoco sia stato originato dalle errate interpretazioni dei testi conciliari da parte della setta massonico modernista, che ha finito appunto con l’ingenerare il grande equivoco di un dialogo interreligioso da inseguire adattando il proprio linguaggio a quello delle altre religioni. Dimenticando però che soltanto nel cristianesimo, ed in particolare nella Chiesa cattolica, c’è la salvezza per opera di Gesù Cristo e di come, compito dei cristiani nel dialogo con le altre fedi, sia quello di far comprendere come Cristo non sia l’ostacolo alla reciproca comprensione, ma proprio lo strumento affinché tutti possano raggiungere la salvezza totale.

Del resto anche l’enciclica “Fratelli Tutti” sembra imbevuta della stessa errata interpretazione dei testi conciliari, laddove il messaggio che sembra trasparire è quello di una fratellanza universale all’insegna del motto “tutte le religioni sono uguali perché Dio è uno per tutti”.

A ciò si aggiunga l’opera mistificatrice del messaggio francescano operata dal pastore calvinista francese Paul Sabatier, che ha trasformato San Francesco in un santino protestante che lotta contro le crociate e va dal sultano come uomo di pace, per tentare il primo grande dialogo fra cristiani e musulmani della storia. Quando invece la missione del poverello d’Assisi fu quella di convertire il sultano, e con lui tutti i saraceni, promuovendo appunto la croce di Cristo come unico strumento di verità e di salvezza, pronto anche al martirio per questo.

Solo su un punto non mi sento di convenire con padre Cavalcoli, ovvero laddove sembra dare credito al dialogo con il mondo ebraico che invece mi appare a senso unico. E’ stata finora sempre la Chiesa a testimoniare con la forza dei fatti la volontà di superare le incomprensioni con gli ebrei, ma altrettanto evidente non è sembrata la volontà dell’altra parte. Giovanni Paolo II è stato il primo papa a mettere piede nella sinagoga di Roma e a chiamare gli ebrei “nostri fratelli maggiori”, ma poi da parte ebraica si è fatto di tutto per anteporre ostacoli a questo dialogo: la canonizzazione di Edith Stein è stata appunto considerata un atto di ostilità contro l’ebraismo, al pari della beatificazione di Pio IX, dei tentativi di canonizzazione di Pio XII, della promulgazione del Summorum Pontificum di Benedetto XVI e così via.

La Chiesa dopo il Concilio di ostacoli invece ne ha rimossi parecchi, arrivando a modificare la liturgia del Venerdì santo depurandola da ogni possibile riferimento ai giudei deicidi, e abolendo fra le altre cose il culto di San Simonino da Trento, il cui martirio fu addebitato agli ebrei. Ma quando uno storico ebreo, Ariel Toaff, in un libro intitolato “Pasque di Sangue” ha osato evidenziare come nell’ebraismo esistessero effettivamente delle sette dedite ai rituali del sangue, e di come proprio a Trento vi fosse traccia della loro presenza, contro l’autore non soltanto si sono scagliati gli ebrei, ma ancora di più i cattolici modernisti come monsignor Iginio Rogger, con lo stesso Avvenire che stroncò il lavoro dello storico.

La verità è che da parte della Chiesa si pretendono le scuse per le crociate, per l’inquisizione, per i roghi delle streghe, per le guerre di religione, per l’antigiudaismo teologico pre conciliare (cosa molto diversa dall’antisemitismo, come confermato dall’aiuto prestato dalla Chiesa agli ebrei sotto il nazismo) ma nonostante la Chiesa, dal Concilio in poi e in diverse occasioni,abbia fatto mea culpa per quelli che ha ritenuto essere stati dei gravissimi errori o comportamenti contrari al Vangelo, continua ad essere costantemente sotto accusa e giudicata inaffidabile. Al punto che persino una figura come quella di Edith Stein che potrebbe rappresentare un modello nel dialogo fra ebrei e cristiani, viene denigrata e descritta come un simbolo di offesa dei cattolici al mondo ebraico.

E se da parte degli ebrei questo tipo di comportamento può essere comprensibile, non è certamente comprensibile che Avvenire possa rendersi complice della promozione di libri che vanno a screditare figure che la Chiesa ha riconosciuto sante. Ma del resto il giornale di Tarquinio negli stessi giorni salutava come “novità esplosiva” l’elezione di Elly Schlein alla guida del Pd. Quindi, di cosa ancora stupirsi?


Americo Mascarucci


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