Parlare di misericordia senza praticarla
L’abominevole risposta della curia vaticana al Comitato Nazionale Familiari Vittime del Covid
Il Comitato Nazionale Familiari Vittime del Covid, come dichiara nella propria pagina facebook, ha l’unico obiettivo di restituire verità, giustizia e dignità ai propri cari, morti più per malasanità, che per il virus.
Parlano a nome delle oltre 175 mila persone morte in condizioni disumane: private non solo della presenza dei propri cari, ma anche dei conforti religiosi. Praticamente risucchiate in un buco nero dal quale non sono uscite più lasciando centinaia di migliaia di familiari nella più nera disperazione (rif. qui).
Questi scomodi testimoni viventi della dittatura sanitaria, emarginati dalla società e abbandonati dallo stato, si sono definiti gli “Invisibili”.
Riconoscendo all’attuale Pontefice l’autorità morale per portare una parola di speranza di salvezza per questo mondo sempre più caotico e crudele, hanno scritto una lunga e accorata lettera a papa Francesco (rif. qui), ottenendo una risposta sciatta e sconcertante: poche righe asettiche a firma dell’assessore mons. Roberto Campisi.
Nella frettolosa missiva della curia vengono persino omesse le parole “Familiari” e “Vittime” nel nome del proprio interlocutore, limitandosi quindi ad esortare un inesistente “Comitato Nazionale del Covid” ad una lettura più serena degli eventi.
Dal vescovo di Roma, che ha fatto della parola misericordia quasi il tormentone del suo pontificato, sarebbe stato auspicabile un briciolo di considerazione e di quella carità, che di norma dispensa incondizionatamente ad immigrati, divorziati risposati e credenti lgbt.
Il Comitato Nazionale Familiari Vittime del Covid ha amaramente osservato che Francesco dovrebbe occuparsi meno di politica e più di Dio e lo ha esortato a suffragare le anime dei loro cari perché sono morti per volere dell’uomo e non per volere di Dio.
È una preziosa raccomandazione di cui dovrebbero far tesoro tutti i responsabili di queste iniquità, in primis gli esponenti della gerarchia ecclesiastica, considerando che nessuno può scampare alla Giustizia divina e la severità del giudizio sarà commisurata al grado di autorità concesso a ciascuno.
Wanda Massa
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