Il tradizionalismo e le sue zavorre
Mi occupo da molti anni di temi legati alla tradizione e specialmente del tradizionalismo cattolico. Ora, ho già affermato che è quantomeno problematico identificare la tradizione con il tradizionalismo che ne è semmai una rivendicazione. Ci sono bravissime persone nel mondo cattolico tradizionale (che preferisco a tradizionalista), persone sinceramente motivate da ragioni che io trovo del tutto condivisibili.
Purtroppo, come ad altri, a me non piace vedere questo mondo sotto attacco da coloro che dovrebbero essere accoglienti, inclusivi, periferici. Detto questo, sarebbe disonesto dire che lo salvo in blocco, perché purtroppo come tutti gli organismi viventi sviluppa delle vere e proprie patologie che da un certo punto di vista sono inevitabili ma verso cui bisogna stare attenti, perché a volte divengono il volto pubblico della tradizione che invece con loro non dovrebbe avere niente a che fare. Sono vere e proprie zavorre che appesantiscono questo mondo e lo tirano giù ben bene.
Ci sono coloro che per esempio “ostentano” santità come fosse un profumo. Li vedi compunti, dolenti pure a un matrimonio. Sono coloro che si “sindonizzano” sulle sequenze della contrizione a prescindere e che pretendono di essere visti perché sennò si rovinerebbe tutto l’effetto. Nessuno li obbliga ad essere tristi, tantomeno il Padreterno. La santità è una luce che emana da dentro, se non c’è è inutile falsificarla. Si può essere santi facendo le cose normali in modo straordinario, come ci insegna la piccola via di santa Teresa di Gesù Bambino.
Poi ci sono quelli che sono sempre sull’orlo di un precipizio, coloro che pensano che non ci sono abbastanza problemi, bisogna continuamente crearne degli altri. Sono le persone che temono “loro”, che si nascondono da “loro”, che denunciano continuamente “loro”. Ma “loro chi? Mi verrebbe da dire con una certa decisione ma poi, come direbbe Totò, “desisto”.
Ci sono coloro che si servono della patina tradizionalista per scaricare rancori che probabilmente attengono più alla sfera privata che a altro. Ce ne sono al di qua e al di là dell’oceano Pacifico, sempre pronti ad assaltare Fort Knox andando appresso agli indiani metropolitani con leggende al seguito. Si presentano come “eroi della fede”, quando poi se i banchi parlassero dovrebbero solo nascondersi. Ce ne sono in tutte le categorie, compresi giornalisti e accademici, che dietro la passata di vernice di devozione covano risentimento, invidia e cieca ambizione. Ripeto, sono qua e là e se ne dovrebbe pure parlare. Io non ho mai preteso di essere un eroe della fede, dico quello che penso giusto malgrado le mie mancanze che denuncio ogni tre righe in molti miei articoli.
La tradizione cattolica è qualcosa così grande che non dovremmo svenderla a coloro che sono a tutti gli effetti, lupi in vesti di agnelli.
§§§