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Si Fa Presto a Dire Fascismo....

ott 29, 2022

Carissimi StilumCuriali, mi sembra opportuno portare alla vostra attenzione due interventi, di Francesco Agnoli e Mario Adinolfi, in tema di fascismo, un tema che le miserande sinistre stanno cercando di agitare re nuovo governo, con effetti, a dir poco, ridicoli. Buona lettura.


Il fascismo non è l' autobiografia del paese!

di Francesco Agnoli


Uno dei tanti luoghi comuni sul fascismo, che permette di trasformarlo da fenomeno storico a realtà metafisica ed atemporale ( il fascismo eterno), è l' idea che esso sia in qualche modo nel DNA del nostro popolo ( arretrato, poco democratico ecc ).

Sì tratta di una narrazione senza fondamento perché il fascismo è stata una brevissima parentesi nella storia del popolo più universalistico e aperto del mondo.

Roma è stata, nell' antichità, il solo Impero capace, con tutti i limiti naturali, di una apertura agli altri popoli senza eguali ( i Greci, per esempio, non hanno avuto nulla di simile).

L' Italia cattolica è stata universalistica più di ogni altro paese al mondo, per secoli.

Siamo un popolo accogliente, poco incline alle guerre ( anche in quelle mondiali siamo sempre entrati a scoppio già avvenuto), poco propenso al colonialismo ( comunque ben più umano, per esempio, di quello britannico ) ecc.

Inoltre il fascismo è stato, nella sua brevità, un ' ideologia di importazione (nella sua componente socialista - da Marx, dai rivoluzionari socialisti francesi- e in quella nazionalista - figlia in particolare dell' idealismo tedesco).

Lo dimostrano il fatto che:

1) il fascismo non solo non ha vinto le elezioni, ma era un movimento con ben pochi voti, giunto al potere con un colpo di stato;

2) ha avuto consenso quando ha di fatto rinnegato se stesso, adattandosi, moderandosi ecc.

3) ha perso consenso a partire dal colonialismo in Etiopia ( che gli Italiani non volevano e che il regime dovette sponsorizzare con una propaganda inaudita);

4) ha perso ulteriore consenso con l' alleanza con Hitler e l' entrata in guerra;

5) negli anni del consenso, come insegna tra gli altri la Arendt, è stato un regime autoritario e non totalitario come in Germania o URSS per il permanere di principi alternativi ( in particolare il cattolicesimo impedì al fascismo di farsi mistica politica);

6) ha perso consenso anche con le leggi razziali, che non furono ben accolte dal paese e che portarono poi gli italiani ad essere tra i più generosi difensori degli ebrei, non solo in Italia.

In sintesi anche il consenso, mai votato ma in un certo senso subito, mancò proprio di fronte ai delitti del fascismo.

Si può aggiungere che dopo il 1945 gli italiani, divenuti più accorti, impedirono al " fascismo rosso" delle sinistre ( copyright Alcide Degasperi) di andare al potere...



CENT’ANNI DOPO

di Mario Adinolfi

La Marcia su Roma del 28 ottobre 1922 voluta da Benito Mussolini ed eseguita dalla camicie nere ebbe successo per 4 fattori: il cedimento del re, l’inconsistenza della classe di governo, l’irrilevanza del Parlamento, il sostegno popolare dopo 2 anni di violenze delle sinistre (biennio rosso). Il fascismo si affermò col consenso sostanziale degli italiani, crebbe grazie al consenso pressoché unanime durato due decenni, corroborato da un miglioramento delle condizioni di vita del ceto medio-basso e dall’adesione ideologica di tutto il ceto accademico e intellettuale. Non è un caso che i professori universitari italiani, richiesti di giuramento di fedeltà al regime, lo eseguirono tutti con l’eccezione di una dozzina di pensionandi. Non è un caso che furono fascisti intellettuali del calibro di Giovanni Gentile, Indro Montanelli, Eugenio Scalfari, Norberto Bobbio, del futuro premio Nobel Dario Fo.

La Marcia su Roma del 28 ottobre 1922 non fu l’azione di un “capobanda”, come oggi va di moda raccontare Benito Mussolini nelle pagine autoassolutorie dei Cazzullo e degli Scurati. Cent’anni dopo l’Italia ancora non riesce a far pace col fatto che Mussolini è stato il leader più visceralmente amato dagli italiani e non per caso la sua guida del Paese è durata così a lungo. Aveva ragione Piero Gobetti, uno dei pochi veri intellettuali antifascisti, a definire il fascismo “autobiografia della nazione”.

L’Italia non è stata soggiogata da un capobanda con la violenza, la Marcia su Roma non fu un golpe, non si fa la rivoluzione a casa del re e col suo consenso. La verità è che l’Italia era fascista, voleva il fascismo, si rispecchiava in Mussolini è ancora oggi voterebbe Mussolini se fosse improvvisamente redivivo. Se fossero poste a referendum le leggi fascistissime del 1925, se fosse cioè posto agli italiani il quesito: “Volete voi la chiusura per legge di tutti i partiti politici?”, la risposta sarebbe un plebiscitario “sì”. Il centenario della presa del potere da parte del fascismo dovrebbe servire a fare pace con la verità storica dell’amore degli italiani per il fascismo.

Fu un innamoramento sbagliato, condusse ad esiti tragici, come spesso accade alle storie d’amore. Ma io, che mai sono stato un nostalgico del regime né un suo sostenitore ideologico, trasecolo quando vedo il presidente del Consiglio dichiarare che il fascismo è stato male assoluto e che lei mai lo ha apprezzato. Trasecolo perché so che non è vero e non mi piace chi mente. Purtroppo cento anni dopo sul fascismo siamo tutti ancora costretti a mentire, senza riuscire a compiere un’analisi storicamente corretta di ciò che è realmente stato, per sviluppare gli anticorpi necessari a vedere il passato non ripresentarsi. Invece il nuovo fascismo è tra noi e ha il manganello arcobaleno e oggi ad esempio vieta alla Sala della Protomoteca in Campidoglio che possa tenersi un convegno di un’associazione cattolica profamily. L’istinto fascista del Paese si colora e le divise grottesche di trans e drag queen che vogliono entrare nelle classi dei bambini di tre anni a parlare di sesso, sono le nuove camicie nere che sognano di crescere una generazione di balilla.

Giorgia Meloni dovrebbe dire: “Sì, tengo nel simbolo la Fiamma che arde sul sepolcro di Mussolini perché i voti di quel segmento di Italia nostalgica sono i voti della mia gente ed è gente che non rinnego, così come non rinnego un pezzo rilevante della storia di questo Paese, ovviamente stigmatizzando le leggi razziali e l’intesa con Hitler che ci portò nell’abisso. Ma il fascismo non è stato male assoluto, ha fatto anche cose buone la cui storia arde in quella fiamma”. In alternativa, la Meloni rinneghi tutto, cancelli la fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia, si metta a fare la conservatrice e dica che gli anni in cui celebrava il 28 ottobre erano anni di errori di gioventù. Ma chi rinnega le proprie radici rinnega se stessa. Questo vale per la Meloni e per l’Italia.

Le radici vanno studiate, capite e infine condotte a una valutazione di natura storica. Su questo piano non ideologico sono disposto a dare il mio contributo.



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