Blog Layout

Vincenzo Fedele. Crisi Morale, Sociale, e Nuovo Governo

ott 08, 2022

Carissimi StilumCuriali, Vincenzo Fedele offre alla vostra attenzione questo articolo conclusivo sulla situazione politica ed economica in cui versa il Paese. Buona lettura, e riflessione.

Marco Tosatti


Carissimi StilumCuriali, Vincenzo Fedele offre alla vostra attenzione questo articolo conclusivo sulla situazione politica ed economica in cui versa il Paese. Buona lettura, e riflessione.


§§§

 

Crisi morale, sociale e nuovo governo

Completiamo le riflessioni che abbiamo avviato (vedi qui) (e qui) ed affrontiamo l’ultimo punto che è forse quello più importante, toccando aspetti etici, morali e sociali che non si esauriscono certo nell’ambito di un programma di governo, ma che dovrebbero comportare l’inversione di tendenza in un piano inclinato su cui continuiamo a scivolare, pur pensando di rimanere immobili a tenere posizioni che non controlliamo, ma sono in divenire.

  • Abbiamo una crisi sociale e morale di un popolo che deve ritrovare i motivi per risorgere e che non viene certo aiutato dalle gerarchie ecclesiastiche, vedi il comunicato CEI a commento dei risultati elettorali;

Ci hanno finora inculcato poche, ma solide, certezze :

La crisi economica è frutto della guerra in Ucraina, di Putin, di Biden, del COVID, della globalizzazione. E’ frutto della carenza di energia e dell’aumento dei prezzi, delle politiche imperialistiche USA, dei troppi immigrati che arrivano sulle nostre coste, dei troppo pochi immigrati che arrivano e che potrebbero essere un motore eccezionale per la nostra economia, ecc.

I disastri hanno sempre mille motivi ed in quasi tutti c’è un briciolo di verità insieme a molte esagerate menzogne.

Il governo prossimo venturo si troverà ad affrontare le situazioni fallimentari lasciate in eredità dai governi precedenti, non solo l’ultimo, e dovrà muoversi in un mondo caotico che esce da una globalizzazione che gli USA non hanno saputo governare perdendo la leadership di un mondo diventato multipolare.

Uscire da 70 anni di protettorato USA non si può fare in un giorno. Così come provare a navigare in mare aperto per chi ha sempre fatto piccolo cabotaggio e non è abituato alle grandi tempeste. Si dice che un transatlantico, per virare, abbia bisogno di almeno 20 minuti. Se cercasse di farlo in un tempo inferiore, quasi certamente si spaccherebbe in due. Il timone, però, deve essere attivato.

Pochi giorni fa RAI Movie ha trasmesso il film di Gillo Pontecorvo “Queimada”, con Marlon Brando, un avventuriero che istiga una rivolta, facendosi amico il capo dei rivoltosi per conto dell’Inghilterra a danno del Portogallo per impossessarsi dell’isola di Queimada e delle sue piantagioni. La rivolta riesce e, come in tutte le rivolte istigate dall’Inghilterra rimaste impunite, l’isola cambia proprietario. Dopo dieci anni, però, Marlon Brando deve ritornare sull’isola perché gli indigeni sono di nuovo in rivolta, perché il governo fantoccio installato opprime la popolazione invece di trattarla equamente guadagnando il giusto. Al governatore fantoccio che dice a Brando che, in fondo, dalla prima rivolta che lui ha provocato, sono solo trascorsi dieci anni, Brando replica dicendo : “Dieci anni sono sempre molti. A volte sono moltissimi. A volte può accadere che tra un’epoca e un’altra, dieci anni soli possono rivelare le contraddizioni di un intero secolo. E allora ci si può accorgere che i nostri giudizi, le nostre ipotesi, le nostre speranze erano sbagliate.”

Forse noi ci troviamo ad una svolta della storia. Forse le nostre preghiere all’Altissimo non sono state vane.

Come e dove saremo fra cinque anni ? E fra dieci ?

Personalmente non ho votato la Meloni, come qualcuno ritiene,ma la ritengo persona intelligente e determinata. Sa bene che la posta in gioco non è solo la poltrona, ma la possibilità di riscattare un popolo.

Il popolo europeo, non solo quello italiano.

Dalle sue mosse dipenderà la possibile affermazione della Le Pen in Francia, la “reconquista” spagnola di cui ci sono già ampie avvisaglie, come anche in Svezia, nella stessa Germania e in altri Paesi. Ho fiducia, sperando nel Signore, che la scelta dei tempi e dei modi con cui si sta muovendo, compreso il lavoro silenzioso e sotto traccia, sia il modo corretto di operare.

Il “nemico” è troppo forte per potersi opporre a viso aperto. Ha le armi economiche per provocare e ampliare la recessione già in atto, ha tutti i media per esaltare, tacitare, amplificare, impaurire o tranquillizzare. I margini di manovra a breve sono ridotti al lumicino per non dire che sono a zero o sottozero. Ma non può permettersi di fallire e tantomeno di mollare la presa.

I segnali dei grossi movimenti ci sono tutti. Cina e India si astengono all’ONU sulla condanna all’annessione russa del Donbass. L’OPEC (Arabia Saudita) riduce la produzione di petrolio facendo imbestialire Giuseppe Biden. Il New York Times afferma a tutta pagina che ci sono prove che collegano l’attentato a Dugin, con la morte della figlia, direttamente a Kiev. La narrazione della paternità russa per la distruzione dei gasdotti si è tacitata toccando il ridicolo. Tutto è in movimento verso un nuovo e sconosciuto equilibrio. La Russia non è certo isolata come vogliono far credere e le menzogne sono talmente enormi che cadono per il loro stesso peso.

Letta accelera i tempi del congresso del moribondo PD per essere pronti al voto per la prossima estate, certo che con i tranelli, le falsificazioni, i media e i ricatti il nuovo governo avrà vita breve.

Meloni, sottovoce, insinua che gli avanzamenti del PNRR non sono quelli dichiarati e che Draghi ha trasmesso alla UE per avere i soldini. Draghi replica piccato che sul PNRR non vi è alcun ritardo. Uno dei due sta mentendo ed io sono propenso a dar credito alla Meloni. La “battaglia” insomma sembra che sia iniziata anche contro la narrazione dominante di una Meloni appiattita su Draghi. Sotto traccia sta anche accadendo di tutto. Panetta sembrava convinto ad abbandonare la BCE per portare aiuto al nuovo governo, anche con le sue idee che prevedono un pesante intervento difensivo della BCE alle finanze europee. Adesso sembra che rimarrà all’Eurotower.

I tempi sono molto lunghi e dovremo attrezzarci alla sopravvivenza. Per qualsiasi programma di svolta l’orizzonte di cinque anni è il minimo, sperando che diventino dieci.

Noi siamo un grande popolo, anche se non ce ne accorgiamo, forse perchè nessuno ce lo dice.

Sembra impossibile, ma c’è stato un tempo in cui la flotta di Venezia dominava il mondo. Le finanze di una sola delle nostre città, Firenze o Genova o Venezia che fosse, valevano più di Francia, Inghilterra e Germania messe insieme. In tempi più vicini a noi il Regno di Napoli era l’eccellenza tecnica e culturale nel mondo. La sua flotta era la prima del Mediterraneo e la seconda al mondo. La sua tecnologia siderurgica e motoristica ci veniva copiata malamente dai tedeschi. Quella tessile era inarrivabile. Gli “italiani” rappresentavano la cultura mondiale prima che ci fosse l’Unità d’Italia dove tutto ebbe fine.

Gli italiani erano orgogliosi di esserlo ed erano rispettati in tutto il mondo. Tutto il mondo ci chiamava “italiani” quando l’Italia non c’era ancora. Dopo siamo diventati “un’espressione geografica”.

Gli italiani siamo sempre noi. Ci siamo saputi risollevare dalle macerie della seconda guerra mondiale e non è solo per gli aiuti americani. Li hanno avuto anche altri paesi, ma noi eravamo diventati la quarta potenza mondiale, solo con il nostro ingegno e senza avere materie prima a disposizione.

Dobbiamo solo ritrovare l’orgoglio di esserlo e dobbiamo trovare in noi la forza e la voglia di esprimerlo.

Andare in giro con il cappello in mano non è che abbia positivi effetti sulla nostra autostima, e neanche sulla stima degli altri, quindi dovremo smettere di farlo.

Sembra ironico dire queste cose proprio quando sembra che non abbiamo neanche il cappello per chiedere elemosine, quando la prospettiva immediata è la recessione, il razionamento e lo spettro dell’indigenza.

Purtroppo siamo una colonia, ed è bene saperlo. Ma è anche bene sapere che abbiamo la forza per liberarci e che ci sono le condizioni storiche e politiche per poterlo fare.

Il mondo, da unipolare diventa multipolare. Le multinazionali, cresciute all’ombra dei protettorati monopolistici, non hanno flessibilità e le loro rigidità si sommano ai vincoli rappresentati dai loro investimenti da difendere ad ogni costo. In un mondo dove la tecnologia cambia ed è stravolta in meno di dieci anni, l’inventiva, la capacità di adattamento, l’intuizione, il coraggio, sono i fattori che conducono alla leadership. Noi li abbiamo.

Da noi è iniziato il tracollo quando abbiamo abbandonato queste strade e, andando al rimorchio di altri, ci siamo ammalati di esterofilia anche nella lingua e nelle idee.

C’è una battuta che, constatando che l’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo, dice che sarebbe ora di parlarla ed insegnarla anche in Italia.

Purtroppo siamo abituati a valutare le nostre idee, ed anche i nostri politici ed i nostri governi, in base a cosa dice l’Economist, il New York Times, il WSJ o Der Spiegel. I nostri artisti salgono agli onori se cantano “Bella ciao”, ma la nostra musica viene cantata ed eseguita in tutto il mondo, dalla PFM ad Albano, da Eros Ramazzotti ai New Trolls. Notre Dame de Paris, di Cocciante, è da decenni che si continua a replicare nei palasport di tutto il mondo, in inglese in francese e in italiano. Laura Pausini è ostracizzata solo in Italia a causa della sua serietà nel non prestarsi ai giochini politici.

L’autostima è un fattore indispensabile a livello personale. Lo è anche per un popolo.

E’ facile dominare un popolo sfiduciato e demotivato e finora ci siamo lasciati plagiare da chi aveva interesse a farlo. Molti parlano male di noi, noi non abbiamo mai parlato male di nessun popolo.

In tutte le mie esperienze internazionali ho sempre visto i nostri imprenditori andare in giro per il mondo dicendo, all’incirca: “I prodotti tedeschi sono buoni, ma i nostri sono migliori”. I tedeschi, in occasioni analoghe, li ho visti sempre affermare: “I prodotti italiani fanno schifo, i nostri sono ottimi”.

Noi non abbiamo la cattiveria dei nostri competitor, e forse anche per questo siamo vincenti. La dottrina cattolica, che vogliono farci abbandonare, ci ha insegnato a seguire la voce di una coscienza rettamente formata, ed è nella nostra indole affiancare gli altri, non dominarli. Non abbiamo l’arroganza di francesi, tedeschi o inglesi. Siamo allergici alla disciplina tedesca, ma il nostro caos creativo ha aperto strade insperate ad intuizioni vincenti. La nostra umanità ci ha fatto voler bene in ogni angolo del globo terracqueo.

La sfida di Mattei alle sette sorelle si è concretizzata inventando contratti di partnership dove esistevano solo monopoli. Da sempre cresciamo insieme a chi lavora con noi, e cresciamo guadagnando entrambi.

Le nostre origini cristiane hanno temprato la nostra gente. La perseveranza evangelica ci ha sempre aiutato, insieme ad una visione cristiana del mondo che ha il win-win incorporato da molto prima che gli americani lo sbandierassero senza praticarlo, se non negli slogan.

Non siamo stati allevati con i convincimenti del protestantesimo: “pecca fortemente e pentiti più fortemente”. Questa è la filosofia americana del “colpisci e fregatene” che tutto consente e tutto copre. Noi siamo stati allevati nel “non fare agli altri quello che non vorresti sia fatto a te”.

Come in ogni aspetto umano, le eccezioni confermano sempre la regola. Anche da noi ci sono stati, e ci sono, avventurieri senza scrupoli, ma hanno vita breve. Crescono e cadono in fretta, perché sono per il mordi e fuggi invece di una crescita costante e sicura. Anche nei tentativi tardo coloniali, (Etiopia, Abissinia, Libia, ecc.) agli errori ed a volte anche alle atrocità militari dei governi si sono affiancati sempre l’umanità della nostra gente che, a lungo andare, ha fatto prevalere l’amicizia e la fratellanza sul potere, l’oppressione e lo sfruttamento.

La gerarchia ecclesiastica non pratica più la fede cattolica ma insegue il protestantesimo. Il seme, però, è rimasto e sta crescendo rigoglioso nonostante la CEI e lo stesso Bergoglio.

Tutti i nostri ragionamenti sull’attuale situazione mondiale devono partire da Cristo che è il Signore della storia e dal Cuore immacolato di Maria che alla fine trionferà.

I massoni delegati dal principe di questo mondo hanno cantato vittoria troppo presto, sono venuti allo scoperto ed i loro disegni satanici sono sotto gli occhi di tutti.

La sentenza USA sull’aborto è stata epocale. Non solo in quanto inno alla vita ed apertura alla speranza, ma perché ha dimostrato al mondo che con la preghiera e la perseveranza, anche dopo 50 anni di demagogia ed incrostazioni, la verità e l’impegno vincono sempre.

Sono decenni che il Prof. Gotti Tedeschi dimostra che la vera causa della crisi è l’inverno demografico. Se le nascite diminuiscono e il PIL aumenta è perché il consumismo viene drogato mentre le produzioni vengono de localizzate in Cina o nel terzo mondo per ridurre i costi.

La chiesa mondana, ridotta ad ONG e schierata politicamente, non difende la vita, non divulga il Vangelo e non insegna a pregare. Quando le consorelle di Madre Teresa di Calcutta dissero alla santa che non avevano il tempo per accudire tutti gli ammalati ed i bisognosi che affluivano, santa Teresa impose un’ora di preghiera in più al giorno, perché solo dall’elevazione dello spirito si potevano trovare le risorse fisiche per aiutare gli altri.

La cultura del consumismo e del buonismo ci ha invaso nel complice silenzio delle gerarchie. Ormai fa notizia che il Papa, in un momento di resipiscenza, parli di pace e condanni l’invio di armi, tanto suona strano che il magistero della Chiesa a volte proponga quello che è sempre stato predicato da 2.000 anni.

Ma siamo certi che, anche se la CEI ci abbandona, Dio non ci abbandona mai. Ci ha affidati a sua Madre quando lo stavamo uccidendo in croce e figuriamoci se si ritrae dalla storia nel momento del bisogno.

Siamo ad uno degli incroci della storia. Le condizioni per rinascere ci sono. Sull’aiuto del Signore non possiamo dubitare. Dobbiamo avere la pazienza e la perseveranza per attuare grandi cambiamenti con piccoli passi

Il dogma dell’Europa, stravolto nell’Unione Europea, che è tutta un'altra cosa, sta per crollare. Il mito dell’Europa Unita è, appunto, un mito.

Con lo stanziamento di 200 miliardi di Euro, la Germania ha decretato la fine dell’Europa economica. Con la negazione tedesca (per quanto condivisibile) di nuove armi all’Ucraina, è scomparsa quella politica. Con il mancato consenso all’emissione di bond europei e la mancata difesa comune dei titoli sovrani nazionali, si è posto fine anche all’Europa finanziaria. La difesa del TTF di Amsterdam come indice su cui calcolare il prezzo del gas, e la strenua opposizione di Olanda, Norvegia e della stessa Germania a prezzi concordati ha mostrato che l’Europa solidaristica non c’è mai stata.

Non so se sia un bene che la Meloni non parteciperà al summit europeo del 20 e 21 ottobre, dove saremo ancora rappresentati da Draghi, e dove non si deciderà nulla, ma forse anche questo è un segno dei tempi.

“Che i morti seppelliscano i loro morti” ci ricordava il Vangelo alcuni giorni fa. Forse è bene che il fallimento del 20 e 21 sia certificato dal governo uscente. Poi ci sarà solo da aspettare il cadavere del nemico, senza, però, rimanere inattivi sulla riva del fiume.

Bisogna prendere atto che dovremo fare da soli, che la rinascita sarà lacrime e sangue, ma anche che ci possiamo liberare dalle catene comunitarie rimanendo leali alle istituzioni ed agli impegni presi, mentre altri affossano gli accordi stipulati tradendo anche le strette di mano e la fiducia che, a parole, era stata garantita.

Il futuro del Dollaro è molto opaco. Dalla negazione degli accordi di Bretton Woods da parte di Richard Nixon (1972) si è arrivati, con l’accordo fra Cina ed Arabia Saudita di accettare i pagamenti internazionali in Yuan, all’accantonamento dei petrodollari come moneta di scambio universale. L’oro è ancorato al Rublo e non più al Dollaro. La manifattura del mondo è a Pechino. Le materie prime sono in Asia e Africa, cioè di nuovo a Pechino. La finanza è sempre più in mano a Pechino che ha in mano una montagna di titoli Usa che, gradatamente, sta dismettendo.

L’energia è quasi un monopolio di Putin. Oltre al gas ed al petrolio russo ha la sua longa manus sull’Algeria come sul Kazakistan e fino al Venezuela. L’Arabia Saudita è vicina alla Cina e, comunque, molto più amica di Putin che non di Giuseppe Biden.

Putin non ha fretta. Penso, e spero, che l’opzione nucleare sia uno spauracchio sbandierato dagli USA e che la Russia non cada nel tranello americano del primo colpo atomico. I discorsi di Putin sono condivisibili e saranno la base per la rinascita dell’Occidente, quando sarà dato modo alla Russia di ritornare in Europa, che è sempre stata la sua naturale collocazione. La guerra delle parole si sovrappone a quella dei missili ed anche qui il nemico può essere messo alle corde.

Ho le mie idee di come opererà, o dovrebbe operare, il nuovo governo, ma per ora limitiamoci a constatare che l’Italia è un ponte sul Mediterraneo che unisce Europa e Africa e gli spazi d’azione sono immensi. Con pazienza l’Italia potrà riavere il proprio ruolo nella geopolitica del futuro.

Cercheranno di fermare la Meloni in tutti i modi, con blandizie, minacce, ricatti, muovendo anche pedine interne alla coalizione vincente o, se necessario, inventandole.

E’ emblematico che quasi nessuno, al momento, parli più di fascismo. Non illudiamoci. Tornerà appena si toccheranno temi sensibili, ad iniziare dalla reale applicazione della Legge sull’aborto.

Lo scontro di civiltà è nella sua fase acuta e la rinascita, ripeto, è alla nostra portata.

Guardiamo avanti nella certezza che se Dio è con noi non ha importanza chi sia contro di noi.

Vincenzo Fedele

§§§

Autore: abrugnoli 18 lug, 2023
bestiario dell'assurdo e della memoria
Autore: abrugnoli 10 lug, 2023
Marco Tosatti Cari amici e nemici di Stilum Curiae, ecco il Bestiario che tiene conto delle temperature e delle follie di stagione. Buona visione e condivisione.
10 lug, 2023
Marco Tosatti Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il generale Piero Laporta offre alla vostra attenzione queste considerazioni su quella che dovrebbe essere la posizione dell'Italia al vertice NATO di domani e dopodomani. Buona lettura e condivisione.
07 lug, 2023
Marco Tosatti Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo e volentieri pubblichiamo questa risposta a una lettera pubblicata dal quotidiano Avvenire in merito al caso del monastero di Pienza, di cui Stilum Curiae si è occupato più volte, riportando le dichiarazioni dell'arcivescovo Carlo Maria Viganò. Buona lettura e diffusione.
Autore: abrugnoli 07 lug, 2023
Marco Tosatti Miei diletti StilumCuriali, abbiamo ricevuto ieri e offriamo oggi alla vostra attenzione questo messaggio dagli amici di Pro Vita & Famiglia; vi preghiamo di diffonderlo, perché certamente non ne troverete traccia nei mass media di regime, (anzi, del passato regime, visto che sono tutti collegati ai partiti di sinistra e alla grande finanza, ai burattinai del mondo). Buona lettura.
07 lug, 2023
Marco Tosatti Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Mastro Titta offre alla vostra attenzione queste caustiche, profetiche, irriverenti e molto realistiche riflessioni sull'alato livello di diversità - chiamiamola così - presente nelle nomine di papa Bergoglio. Buona lettura e diffusione.
Altri posts
Share by: