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Il Vizietto (Ripetuto...) di Mattarella. Paolo Deotto.

nov 29, 2022

Cari amici e nemici di Stilum Curiae Paolo Deotto offre alla vostra attenzione queste riflessioni su un personaggio che personalmente ritengo estremamente inquietante e pericoloso, l'attuale inquilino del Quirinale. Che non pago di aver avallato violazioni della Costituzione e delle libertà personali negli ultimi due anni, prosegue imperterrito il suo lavoro contro il popolo e la nazione che dovrebbe, in teoria, ma molto in teoria, rappresentare. Dimissioni mai troppo tardi.

Il vizietto di Mattarella


Mattarella non ha potuto non conferire a Giorgia Meloni l’incarico per la formazione del governo. Ma appena possibile fa il controcanto all’esecutivo.

Vi ricordate? Pochi giorni fa, dopo che Giorgia Meloni aveva manifestato l’intenzione di cambiare linea nella politica sanitaria, riferendosi ovviamente agli abusi e alle violazioni di legge consumati nel periodo della cosiddetta “pandemia”, Mattarella era intervenuto dichiarando che non si poteva “abbassare la guardia” e facendo la rituale lode dei “vaccini”.

E già allora ne parlammo, ricordando che è il Governo che decide una linea politica ed è solo il Parlamento che può approvarla, o al contrario bocciarla. Il ruolo del Presidente della Repubblica (teoricamente “super partes”) è solo quello di un controllo finale sugli atti del governo, per i quali può rifiutare la firma o in caso di palese incostituzionalità, o laddove si prevedano delle spese senza indicare le coperture. Ma nessun articolo della Costituzione assegna al Presidente della Repubblica un “ruolo” nell’attività di governo, ruolo che del resto sarebbe in contraddizione con quella posizione “super partes” che dovrebbe, in teoria, caratterizzare il Quirinale.

E invece la storia si ripete.

La Francia ha fatto una figura penosa nella vicenda della nave Ocean Viking, arrivando a dire che l'atteggiamento dell'Italia è "contrario al diritto del mare ed allo spirito di solidarietà europea. Noi ci aspettiamo altre cose da un Paese che oggi è il primo beneficiario del meccanismo di solidarietà europea". Oltretutto queste accuse, dette dai francesi, suonano quasi umoristiche. La politica di frontiera francese è ben nota, e le sue guardie di confine non hanno mai esitato a rispedire in Italia, anche con le maniere forti, i “migranti”, minori compresi, che tentavano di entrare in Francia.

Insomma, è lecito dire “da che pulpito vien la predica”. Ma, si sa, un’azione politica non è giudicata dal fatto che sia buona o cattiva, ma da chi la mette in essere.

E così, come Salvini finì a processo per aver fatto il suo dovere come Ministro degli interni, ora è il turno di Giorgia Meloni, personaggio comunque sgraditissimo alla casta che, seppur col fiato corto, tiene ancora il mestolo per il manico e di cui il signor Marcon è uno dei più significativi rappresentanti. Meloni è sgradita e quindi ciò che fa è comunque da criticare.

L’Italia avrebbe avuto tutto il diritto (ma diremmo anche il dovere) di pretendere la scuse dal governo guidato dallo stizzoso Macron.

Ma all’improvviso la scena cambia e siamo all’apoteosi del “volemose bene”. Macron sveste i panni dell’adolescente rabbiosetto e diventa zucchero e miele: «Esattamente un anno fa abbiamo suggellato l'unione tra i nostri due Paesi con un trattato. In questo giorno invio un messaggio di profonda amicizia al popolo italiano».

Risponde Mattarella: «Francia e Italia hanno assunto un anno fa l'impegno solenne di operare ancor più strettamente insieme. Il Trattato del Quirinale rilancia un'intensa e autentica amicizia tra i nostri popoli, che va alimentata nell'interesse comune dei due Paesi e della Ue».

Notate: il Macron rivolge il suo “messaggio di profonda amicizia” al popolo italiano (non al governo). Come dire: cari italiani, noi vi amiamo tanto nonostante il pessimo governo che si siete voluti dare.

E il Mattarella va sulla scia. Chi pochi giorni prima ci ha insultato, è adesso oggetto di “intensa e autentica amicizia”. Anche qui è assente il governo. Sono i due popoli che si abbracciano sotto lo sguardo benevolo dei due presidenti.

Tutti insieme appassionatamente.

A questo punto il Ministro degli esteri, Tajani, segue a ruota Mattarella e sparge anche lui il suo cucchiaino di miele: «I nostri rapporti non si sono deteriorati». E che poteva fare? Si poteva aprire un contenzioso tra Quirinale e Palazzo Chigi a un mese dall’insediamento del nuovo governo?

Comunque, tutto il quadretto è estremamente chiaro: “Caro popolo italiano, per tua disgrazia hai un Presidente del consiglio incapace, che potrebbe portarti nei disastri più terribili. Ma per fortuna il Presidente della Repubblica veglia e corregge gli errori del governo”. Prima con la “pandemia”, adesso con la politica estera.

Tutto ciò ha un solo nome: Abuso di potere.

Nel nefasto periodo del governo Draghi, tra Palazzo Chigi e il Quirinale c’era l’armonia di sentimenti e di intenti. Adesso c’è un piccolo particolare, che Lorsignori non riescono a digerire: Giorgia Meloni è arrivata al governo perché gli italiani l’hanno votata. Potrà fare bene o fare male, ce lo diranno i prossimi mesi, ma è comunque il Presidente del consiglio voluto dagli elettori, non imposto dal triangolo della morte Bruxelles-Berlino-Parigi a sua volta agli ordini di Washington.

E quindi la Meloni va rintuzzata appena possibile, su tutto il possibile. Tutto fa brodo per creare, o almeno cercare di creare, un clima di critica al governo, che possa riaccendere le piccole rivalità che comunque ci sono tra i gruppi che lo hanno formato e comunque per mantenere una latente sfiducia a livello popolare.

Tutto ciò dovrebbe far seriamente meditare anche sulla necessità di una vera riforma costituzionale, perché la finzione del Quirinale “super partes” potrà finire solo con un Presidente eletto dal corpo elettorale, e non dai giochini di potere dei partiti e dalle imposizioni internazionali.

Insomma, la vita del governo Meloni non sarà facile, perché dovrà far fronte ai drammatici problemi che tutti conosciamo e anche alla guerra che le viene fatta, con il solito raggelante sorriso, da chi (ridete pure) “rappresenta l’unità nazionale”…



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