La difficile eredità di Benedetto XVI
La morte di Benedetto XVI certamente non ci ha presi di sorpresa, anche perché le notizie negli ultimi giorni avevano fatto presagire questo epilogo. Certamente però è un dolore per tutti coloro, e io fra questi, che sono cresciuti con i suoi scritti e con i suoi insegnamenti.
In momenti come questi ci si interroga su cosa questi grandi personaggi abbiano fatto in passato, ma per un Papa credo sia importante anche parlare dell’eredità che lasciano, un eredità che nel caso di Benedetto XVI è certamente complessa.
Dopo una giovinezza certamente indirizzata ai temi portati avanti dal progressismo cattolico, negli anni ‘70 ebbe dei ripensamenti che lo portarono fuori della rivista Concilium e all’approdo ad un’altra rivista, Communio. Concilium rappresentava l’avanguardia del progressismo teologico a cui Ratzinger sentiva di non appartenere più. Egli cominciò a contestare certe fughe in avanti e molto potè in questo senso quando Giovanni Paolo II lo chiamò a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Qui ebbe a che fare con alcuni teologi molto a sinistra, come Leonardo Boff, Hans Küng (suo antico collega), Jacques Dupuis e molti altri. Dall’altra parte si trova ad affrontare la situazione creata da monsignor Marcel Lefebvre. Le posizioni del cardinal Ratzinger acquistano ancora più rilevanza nel 1984, quando con lo scrittore Vittorio Messori pubblica Rapporto sulla fede, una lucida disanima sulle derive progressiste nella Chiesa cattolica.
Da Papa ha dovuto navigare acque agitate, con scandali e contestazioni che hanno punteggiato il suo pontificato, ma anche con gesti molto importanti, come nel 2007 quando indirizzò una Lettera ai Cattolici Cinesi ed emanò il motu proprio Summorum Pontificum. L’eredità di questi due gesti verso la Cina e verso il mondo tradizionalista è quanto mai complessa, visto le azioni compiute nel Pontificato successive che vanno in direzione molto diversa.
Poi c’è la questione della rinuncia che ha creato molti problemi, anche una certa confusione e un certo disorientamento anche fra i canonisti. Il modo in cui fu deciso di affrontarla da parte di Benedetto XVI ha dato adito a interpretazioni di vario genere, che bene non hanno fatto al popolo di Dio.
Certo rimane il suo insegnamento, anche questo da alcuni contestato, ma che in molti suoi aspetti ha fornito un argine in una delle epoche più drammatiche, se non la più drammatica, nella storia della Chiesa.
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